Se abbiamo letto l’articolo riguardante la Patina, il problema che si pone è quindi, come rimuovere le vecchie finiture, preservando il più possibile il sottile strato di legno che costituisce la patina.

La risposta varia secondo il tipo di finitura e secondo l’età del mobile, fermo restando che quelle totalmente inadeguate, quali i turapori sintetici o gli smalti, andrebbero tolte in ogni caso, possiamo dare le seguenti indicazioni di massima:

Per mobili del 500, o di epoche anteriori, generalmente, si eviterà di toglierla, effettuando un restauro conservativo.
I mobili di quell’epoca sono cosi rari e spesso in un precario stato di conservazione che dobbiamo attuare tutte le precauzioni necessarie per evitare ogni rischio di danneggiamento, tanto più che l’aspetto opaco che è generalmente presente, forse non si discosta troppo da quello che avevano in origine, in quanto, nel Medioevo e nel Rinascimento, le superfici venivano trattate, soprattutto a scopo protettivo, frizionandolo con una mistura di sostanze oleose a base di olio di lino o di noce, che gli conferivano un aspetto caldo ma poco brillante.

Mentre per i mobili del 700 lo strato di lucido, quasi sempre a base di gommalacca, andrà tolto, se se ne ravvisa la necessità, usando dell’alcool e della paglietta d’acciaio fine.

Per i mobili di epoca posteriore si potranno utilizzare tecniche diverse, secondo il tipo di sostanza da rimuovere.

Nello scegliere fra diverse alternative, si dovrà tener conto anche della velocità di esecuzione, e ciò in misura tanto maggiore quanto più basso è il valore dell’oggetto da restaurare; infatti, mentre il costo della pulizia di un mobile di pregio sarà basso rispetto al valore dello stesso, costituendo, con tutta probabilità, una parte limitata di quello del restauro complessivamente considerato, in un mobile di scarso valore tale costo potrebbe essere preponderante e, in casi limite, essere maggiore del valore del mobile prima del restauro.

In conclusione potremmo dire che, mentre per i mobili più recenti è comunque consentito un approccio più libero, in cui vi sia un certo spazio per le preferenze personali del restauratore nella, scelta fra una tecnica e l’altra, per mobili più antichi e di valore andranno privilegiate le tecniche che siano le più “dolci” possibili, al fine di minimizzare il rischio di danneggiare la patina.